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La notte di vigilia

Tic tac, tic tac, la pendola antica,
racconta il tempo di oggi, di ieri,
anche stanotte mi è amica,
nasconde il rumore di passi leggeri.

Passi che scendon giù dalle scale,
fino all'albero di festa vestito,
dove si lascian doni a Natale,
con fantastico e magico rito.

Ora rivivo e ancora sento,
l'emozione d'esser il "grande vecchio",
senza avvertire col soffio del vento,
che pian piano a lui divento specchio.

Risalgo le scale con passi leggeri,
stanotte non ci sono soltanto i doni,
dormon i bimbi di oggi, di ieri,
stanotte è piena di altre emozioni.

Fuori la neve tutto ha imbiancato,
le case, gli alberi, le strade, il viale,
sognare oggi non è peccato,
tutto è permesso, è già Natale.

Claudio Fedeli

Franco e Frank


Autogrill
Finalmente un autogrill. Il prossimo è tra trenta chilometri, meglio fermarsi un attimo. Sono le otto e mezza di sera, è il caso di mangiare qualcosa.
Quando arriverò a casa mio figlio Giulio sarà già a letto. E mi pare giusto, ho solo sei anni! Caterina si lamenterà ancora per il ritardo, ma che ci posso fare? Sono un imprenditore di successo e questo è il prezzo: come può biasimarmi?
Non ho vizi, il lavoro è tutta la mia vita. Anche oggi l’affare è andato bene; anche in questa fase di crisi stiamo fatturando parecchio. Mia moglie non ha proprio niente di cui lagnarsi. E poi come si può rimproverare a un milanese doc di lavorare troppo?
Ecco un posto libero.
Con questa pioggia battente anche l’autogrill sembra un luogo accogliente.
Ma che diavolo c’è in vendita? Già pupazzi di Babbo Natale? Ma siamo solo al tre novembre…. Com’è possibile?
No, non mi sbaglio.... Per di più vendono anche pacchi regalo a sorpresa, piccoli presepi e addobbi proprio per le prossime festività.  Ma non è troppo presto? Mancano ancora due mesi!
D’altro canto come rimproverarli? Il Natale è un’occasione troppo ghiotta a livello commerciale, il miglior periodo di vendite dell’anno. Sono stati geniali a portarsi avanti. Creare un’attesa prolungata è il miglior modo per indurre agli acquisti. In tempi di crisi è una scelta davvero azzeccata.
Anzi, quasi quasi dò anch’io un’attenta occhiata a tutti i prodotti natalizi. Se il Natale arriverà così presto dappertutto, ci sarà molto più tempo per pianificare i regali ed evitare il tremendo stress degli ultimi giorni.

Finalmente un posto libero. Ecco quel SUV che se ne va. Quel tipo deve essere pieno di soldi.
I soldi non fanno la felicità, ho sentito dire qui in Italia. Di certo è vero, ma in alcuni momenti finisci per credere che di certo l’aiutano.
Ricordo i miei primi anni da clandestino, a lavorare come un mulo in nero in un cantiere. Non esistevo per la legge. Se fossi morto e qualcuno mi avesse fatto sparire, nessuno se ne sarebbe accorto.
Ho rischiato tutto venendo qui. Ricordo il freddo tremendo di gennaio, in mezzo al canale d’Otranto, quando Valona era ormai lontana. Già, Valona: ora si sta sviluppando in maniera impressionante, è piena di alberghi anche di lusso e di negozi di grandi marche internazionali, ma allora era pericolosa, in mano ai mafiosi che ora si sono trasformati in imprenditori edili. Le banche erano fallite e la gente girava armata per strada, si sparava. Non c’era sicurezza, non c’era futuro. Crepavamo di fame. Non si poteva proprio restare.
Viaggio della speranza, lo chiamava qualcuno. Io di speranza francamente non ne avevo, per me era il viaggio della disperazione. Avevo vent’anni allora, e una ragazza promessami in sposa dalla sua famiglia. Sarei rimasto volentieri a Scutari, tra le mie montagne e con la pace del lago negli occhi. Invece per sopravvivere e per consentire alla mia famiglia di farlo mi sono ritrovato in mezzo a un gommone sbattuto dalle onde, che imbarcava acqua, mentre un uomo con il mitra minacciava il conducente del gommone di andare avanti o gli avrebbe sparato. In fondo aveva ragione: non si poteva tornare indietro. Davanti mi aspettavano mesi di stenti, duro lavoro e notti a dormire coperto alla bell’e meglio in una cascina diroccata, ma dietro c’era il nulla e tutti i risparmi erano finiti nelle tasche degli scafisti.
In fondo però sono stato fortunato. Mi è andata meglio di tanti altri miei amici. Per me è arrivata la sanatoria, poi una nuova ditta che mi ha assunto regolarmente, poi il ricongiungimento familiare e da ieri un nuovo lavoro come idraulico. Che bello! Quei settanta euro in più al mese mi faranno davvero comodo per pagare l’affitto e per  comprare qualche vestito in più alle mie due donne, la bella Dorina e la piccola Glorja.
Quando è nata Glorja ero al settimo cielo. Ha compiuto sei anni il mese scorso e ogni volta che la guardo mi sembra ancora un miracolo.
Bene, non c’è molta gente qui in autogrill. Un caffè rapido e posso tornare a casa. Arriverò tardi, ma di certo Dorina mi avrà lasciato qualcosa in caldo per cena.  Mi dispiace non mettere a letto la mia bimba, lei ci tiene molto, ma non potevo certo rifiutarmi di dare un passaggio all’aeroporto a mio cugino Aleksander, anche perché è stato proprio lui a mettermi in contatto con il mio nuovo datore di lavoro.  
Ma cos’è questa follia? Vendono i regali di Natale adesso? Ci sono già gli addobbi in giro ai primi di novembre? Ma siamo matti? I cattolici della mia comunità di Scutari sarebbero inorriditi. Lì il Natale si aspetta con gioia, ma anche con grande sobrietà. Che senso ha bruciare questa festa correndoci incontro a velocità folle? Fingerò di non avere visto nulla.

Neve
Maledetta, maledettissima neve! E maledetto questo stupido SUV, grande come un bue, che non è per niente agile in questo dannato ingorgo. Maledetti i lavori di sistemazione della metropolitana, che bloccano tutta la città. E maledetti quei pedoni che se ne vanno via agili come se nulla fosse. Non ho certo tempo da perdere in questo schifo di posto!
Speravo che le previsioni si sbagliassero e invece questa volta ci hanno azzeccato! E oggi ho così tanti appuntamenti! Mi sarei sparato quando mi sono affacciato alla finestra stamattina e sotto ai lampioni ho visto i giardini pubblici tutti bianchi. Quando nevica il traffico si blocca e  non si riesce più a cavarsela! Ma chi è quell’infame che ha inventato la neve? È del tutto inutile, è fredda e umida, e ottiene il solo risultato di fare inferocire gli onesti lavoratori come me rallentando tutto!

Finalmente la neve!
L’ho sempre amata, fin da quando ero bambino. La neve cambia il volto alle cose comuni e fa riscoprire il mistero e la meraviglia racchiusa anche in tutto ciò che ci sembra più banale. La neve dà un vestito nuovo alla realtà. La neve attutisce tutto e dà la pace in mezzo a questa folle frenesia della città, piena di persone che corrono sempre più velocemente, ma hanno smarrito la direzione.
Guarda un po’ quel pazzo su quel SUV, che suona il clacson inferocito come un leone in gabbia! Per fortuna io vado al lavoro a piedi e posso godermi questo spettacolo da dentro, passo dopo passo, leggero e agile in tutto questo candore.
Che belli quei due bimbi in pigiama affacciati alla finestra con gli occhi sgranati di stupore! Sembrano la mia Glorja questa mattina….

Vigilia
Finalmente è arrivata la sera! Ho sempre odiato la vigilia di Natale, uno dei giorni più tragici dell’anno. Anche oggi i negozi del centro scoppiavano di gente e noi, ridotti sempre all’ultimo nell’acquisto dei regali, a correre qua e là trascinandoci dietro Giulio che faceva i capricci perché voleva compare ogni cosa che vedeva! Caterina poi è tremenda: non le andava bene nessuna delle mie idee per gli acquisti e non sapeva proporre alternative. Ma i regali dovevano essere comprati, perché domani andiamo dai parenti e non si può presentarsi a mani vuote visto che loro sicuramente ci regaleranno qualcosa.
I regali di Natale sono un dovere, ecco tutto. Un noioso impegno che si tende a non considerare come tale e che proprio per questo è più pesante: non lo pianifichiamo e ce lo troviamo ogni anno tra capo e collo.
Al telegiornale hanno mandato un servizio sui consulenti per gli acquisti. È un’ottima idea, peccato non averci pensato. L’anno prossimo ci informeremo.
Ora Giulio è a letto agitato ad aspettare Babbo Natale. Io invece finalmente esco a  bere una birra con gli amici di sempre. Peccato però aver perso tutto l’incanto del Natale: quando ero piccolo anche a me batteva il cuore nell’attesa del giorno più bello dell’anno. Ma il fascino è passato ormai: in fondo è giusto che sia così. Alla mia età chi ci crede più alle favole?

La Vigilia è un giorno sempre nuovo ogni anno, un momento sempre magico. Il fascino del Natale non mi ha mai abbandonato, nemmeno negli anni più bui. Non ho mai amato le idiozie di importazione, come Babbo Natale vestito di rosso. Fin da quando ero piccolo mi hanno insegnato ad aspettare Gesù Bambino. E questo mi ha sempre dato speranza.
Anche nei Natali trascorsi al freddo nei locali diroccati, quando ancora ero clandestino, per me Gesù Bambino è sempre arrivato. Nel mio primo Natale in Italia ho comprato con i pochi risparmi non spediti in Albania un piccolo presepe di legno: avevo disperatamente bisogno della speranza del Bambino. Anche allora aspettavo qualcosa di grande per la mia vita e ora mi rendo conto che la mia speranza è stata esaudita, che le mie preghiere non sono state sprecate. Mi giro indietro e vedo negli anni passati un filo rosso, una traccia lasciata da quel Bambino di legno, un segno che ha dato senso a ogni istante di sofferenza perché l’ha tramutata in una gioia più grande.   
Questa mattina sono andato con Glorja a passeggiare nel parco, fuori dal caos. Passo dopo passo, ci siamo goduti la pace dell’attesa e il tempo che scorreva lento e cadenzato. Poi siamo entrati in un bar e abbiamo bevuto una cioccolata. Mentre eravamo lì è entrata una coppia con una ragazza. Consigliava ai due che cosa acquistare e diceva che nel pomeriggio avrebbe accompagnato altri signori.
Non pensavo potessero esistere consulenti per gli acquisti di Natale, ma mia moglie me lo ha confermato: ne hanno parlato anche al TG regionale. Ormai mi sto abituando a tutto, ma penso sempre più che i vecchi delle mie montagne siano molto più saggi e vivano molto meglio di tante persone piene di soldi immerse in questa presunta civiltà moderna.  
Ecco, Glorja si sta finalmente addormentando: le palpebre cominciano ad aprirsi e chiudersi a intervalli sempre più lunghi. È bellissima con i suoi occhi azzurri e i capelli biondissimi. Ha faticato a prendere sonno, ma è ovvio: domani è Natale e arriva Gesù. La sua fede il Lui è bellissima: è ancora puro istinto. Tra poco posso andare a letto e addormentami abbracciato a mia moglie. Grazie Bambino, sono proprio un uomo fortunato!

Natale
Le due sorelle di mia moglie sono davvero insopportabili! Per di più fanno entrambe le insegnanti ed hanno una miniera infinita di argomenti di cui parlare. A volte penso ai loro poveri allievi. Sono acide, pettegole; sembra che godano a sparlare degli altri e a seminare zizzania. Tutti i loro studenti sono idioti e maleducati: ma perché continuano a fare questo lavoro?
Il panettone di pasticceria mi è rimasto sullo stomaco: come al solito abbiamo mangiato troppo. Che noia! Per fortuna sono già le quattro e mezza e il primo pranzo delle festività si avvia alla conclusione. Il Natale in effetti passa sempre in fretta, forse perché lo attendiamo così tanto per poi scoprire che è solo un giorno come gli altri. Come tutte le cose troppo attese, poi non si gustano come si vorrebbe.
Un po’ come Giulio questa mattina. Ci ha chiesto dei regali centinaia di volte. Poi li ha visti, ci ha giocato un’oretta e sono finiti tra i mucchi di giocattoli che ha già. Con tutti i regali che ha ricevuto adesso è lì annoiato che gioca a tirarsi la mollica del pane con suo cugino. Forse ha troppe cose e non ne trova più il gusto. L’ho detto a mia moglie che fargli fare tre paia di occhiali diversi con montature di colore variabile a seconda dell’abbigliamento non era educativo!

Sono le quattro e mezza, ma se non mi fosse caduto l’occhio sull’orologio della cucina non me ne sarei reso conto. Perché il tempo a Natale si ferma. L’attesa dei giorni precedenti lo trasfigura e a Natale possiamo sbirciare per un attimo l’infinito, intuire per un attimo l’incomprensibile. A Natale l’impossibile e l’apparentemente assurdo si fanno storia. A Natale, con Dio che si fa Bambino, l’infinito si fonde con il limite e gli opposti diventano mistero.
Glorja gioca felice con la cucina giocattolo che le abbiamo regalato. Non l’ha mollata un attimo da stamattina, quando siamo tornati da messa. Mentre eravamo davanti al presepe della chiesa e Glorja fissava il bambino, ci ha raggiunto la sorella di mia moglie. Ora è lì che gioca con la bimba. Le ha regalato un piccolo carrello della spesa e Glorja è andata al settimo cielo. Finalmente, ora che le cose girano, possiamo permetterci qualche giocattolo per lei.
Siamo qui solo in quattro, ma, forse per gli addobbi che trasfigurano questo piccolo appartamento o per il presepe illuminato a intermittenza, sembra che la casa sia piena di gente.
È andata proprio bene. Anche il panettone preconfezionato era squisito!

Marco Erba

Olsen Olsen*



Era certo di non essere mai stato in quel luogo, per quanto gli sembrasse di riconoscerlo. Ma era tutto così mutevole, isolato dalla realtà, nulla rimaneva definito. Un vortice di sensazioni, entità vaganti nell'aria lo bersagliavano.
Vide un piccolo sentiero di terra battuta, infinitamente lungo.
Si mise in cammino.

All'improvviso un gelido vento gli sferzò sul volto; il paesaggio era cambiato, una fitta nebbia, una di quelle che portano profumi di altre ere, aveva ammantato un pontile. Le barche, dalle candide vele, si aggiravano come presenze oniriche nel mare di foschia.

“Buongiorno, giovanotto!” disse una profonda voce alle sue spalle. Proveniva da una figura umana  indistinta, pareva grassa, con un po' di pancetta. Ma non era sicuro.
“B-buongiorno!” rispose con un misto tra timore e reverenza.
Osservò la figura che si confondeva nei flutti della nebbia. Indossava un gilet vittoriano, col tipico cipollotto nel taschino.. No! Aveva una camicia hawaiana, anzi da boscaiolo. O era un cappotto invernale? Per quanto si sforzasse non riusciva a focalizzare il vestiario dell'uomo. Se uomo era.
“Beh? Dobbiamo star qua fino al giorno dell'Har-Mageddon o vuoi chiedermi cosa ci fai qui? Ti consiglio la seconda opzione visto che ho l'agenda abbastanza impegnata ancora per qualche eternità!”
“Chi sei?” chiese. “Domanda sbagliata, comunque dovresti saperlo.”
La figura si spostò lungo il pontile facendo roteare il bastone da passeggio. Era certo che prima non l'avesse.
Seguì quell'entità sopra le scricchiolanti assi di legno; decise che tanto valeva porgli la domanda: non sapeva che altro fare.
“Bene, allora mi potresti dire cosa ci faccio qui? Magari senza tanti misteri!”
“Sei qui perché tutti quelli nella tua condizione ci passano, o perlomeno in un luogo simile. Alla fine è l'idea che conta, non la forma.”
“Sì, ma quale sarebbe la mia condizione?” chiese. “Davvero non te lo ricordi? Guarda nel tuo subconscio, non posso aver fatto errori.” “Comunque sia ho una proposta per te, vorrei farti un regalo, un regalo speciale visto che oggi è un giorno a me caro: puoi tornare indietro.” Era titubante, non sapeva se accettare. “Avanti cosa c'è?” “Ohibò, cosa vuoi che ci sia avanti? C'è il futuro, ma anche l'incertezza! E molte altre cose belle, ma non mi sembri pronto.” Era indeciso. “Non so, non ho ancora capito chi tu sia per poter far questo!” “Oh, ragazzo mio. Certo che sei proprio un po' tocco. Ti rimando indietro, lo vuoi,  te lo leggo negli occhi.”
L'essere mosse le mani come se stesse tirando dei fili e una neve copiosa cadde immediatamente.
Vortici di fiocchi si scontravano tra loro come elettroni impazziti, il vento soffiava e lui non sapeva dove aggrapparsi.

Non lo vedeva più. Qualcosa lo sollevò da terra con dei risolini. Una decina di fate l'avevano preso e lo stavano buttando nel cuore della tormenta. Poi più niente.

Si risvegliò, tutto era bianco intorno a lui. Era in una camera d'ospedale.
“Buon Natale, caro!”, gli disse la moglie in lacrime.


*titolo di una canzone dei Sigur Rós dall'album Ágætis byrjun, che ha ispirato l'autore per il racconto. Il titolo e il testo sono in Vonlenska, una lingua inventata, fatta di sillabe senza un significato preciso. E' usato perlopiù usate per trasformare la voce in uno strumento musicale. E' vivamente consigliato l'ascolto durante la lettura.

Nicolo` Navoni